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A volte fa male


La cosa che mio figlio ama fare di più al mondo è giocare a uno di quei giochi che puoi scaricare sul cellulare. Gli permetto di giocarci 40 minuti un giorno sì e uno no. Anche quando non ci gioca, ne parla, ci pensa e non vede l’ora del prossimo “giorno sì”.

Da questa estate ha scoperto il codice per sbloccare il mio cellulare. Così, come deterrente, l’ho avvisato che se mai avesse preso il mio telefono per giocare senza io mio permesso, poi per un mese intero non avrebbe più giocato. Un mese! Un deterrente estremamente efficace.

Almeno così pensavo. Fino all’altra sera, quando l’ho scoperto con il telefono in mano a giocare. Senza permesso.

Mi è venuto un colpo perché sapevo che ora dovevo fare sul serio. Se non fossi stata allineata con la mia parola nei fatti, avrei perso. Perso la credibilità, perso la serietà, perso la mia integrità.

È stato durissimo vedere Luca soffrire e fare fronte alla sua rabbia e frustrazione. Dentro di me ho ragionato su mille modi per alleggerire questa conseguenza così severa.

E invece no. È stato un momento troppo importante per insegnare a lui che la mia parola vale. Che di me si può fidare. Che lo amo così tanto da voler insegnare a lui anche le lezioni dolorose. E proprio per questo sa di essere al sicuro con me.

Già, perché a volte voler bene fa male. Non so a chi di più.

E ora stiamo facendo il conto alla rovescia verso il prossimo “giorno sì”. Credo che la prossima volta che è tentato di giocare senza permesso, ci penserà due volte.


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